Ti senti una pentola a pressione e non riesci a esprimere le tue idee in maniera tranquilla, ma ti dicono che urli e vuoi sempre sopraffare l’altro?
Oppure il capo ti fa richieste assurde, ti coinvolge in riunioni alle 7 di sera anche quando sa che hai impegni e tu non riesci a dire di no e a esprimere le tue esigenze?
In entrambi i casi l’obiettivo ultimo da ricercare, per vivere in maniera più serena e consona ai propri bisogni, potrebbe riassumersi nella parola “Assertività”.
Per spiegare in cosa consiste un comportamento assertivo, è bene rappresentare un continuum, con all’estremo due atteggiamenti, in cui magari qualcuno di noi si riconosce appieno.
L’assertività si pone al centro di questo “continuum” e rappresenta quindi una giusta via di mezzo tra i seguenti due “poli”
1) COMPORTAMENTO AGGRESSIVO (estremo di “massima assertività”)
Le persone che con amici, colleghi o addirittura responsabili, denotano un “surplus” di assertività sono coloro che spesso vengono considerati “ribelli”, “rissosi”, un po’ arroganti o dal carattere “difficile”. Queste sono persone che non hanno problemi a perseguire i propri interessi personali, ma anzi li mettono sopra a qualsiasi relazione, risultando quindi spesso poco empatici.
Durante le discussioni, se sanno di avere ragione (ma anche se non lo sanno), spesso si infervorano, alzano la voce, si agitano, picchiano i pugni sul tavolo per dare “spessore” alle loro idee. L’obiettivo è quindi “vincere a tutti i costi”, anche a costo di far dispiacere gli altri o di urtare i loro sentimenti.
L’aggressività talvolta si manifesta, non solo con attacchi verbali, ma con il sarcasmo e il tentativo di sminuire e mettere a tacere l’interlocutore.
Quali sono i pensieri irrazionali dietro questi comportamenti aggressivi?
Spesso chi non riesce a tenere a freno la propria aggressività è mosso, anche inconsapevolmente, dai seguenti pensieri:
“Come fanno a non capirmi? Ce l’hanno con me”
“Attacco per difendermi, perché gli altri mi minacciano o vogliono prendermi in giro”
“Bisogna mostrarsi forti, altrimenti gli altri ti mettono i piedi in testa”
“Nessuno mi capisce e ci tiene a me”
Quali sono le conseguenze dell’aggressività?
Molto spesso le persone aggressive non vogliono essere tali. Di fronte ai litigi, si sentono schiacciati, non riescono a contenere la propria rabbia (che spesso nasconde la paura dell’altro o il sentirsi minacciati nella propria autostima) e “sbottano”, con però successivi sensi di colpa.
Se da un lato, vincere i conflitti può darci la sensazione di tenere tutto sotto controllo (relazioni comprese), dall’altra le esacerbazioni delle discussioni creano un clima di tensione, frustrazioni e malumori nelle persone che ci stanno intorno, con un peggioramento della serenità nelle nostre relazioni.
A livello fisico e somatico poi, le discussioni accese portano a stress, a un innalzamento della pressione, a stanchezza psico-fisica e a disturbi gastrici (non a caso nel gergo popolare si dice ancora “avere un eccesso di bile”).
2) COMPORTAMENTO PASSIVO (assenza di assertività)
Le persone che evidenziano comportamenti passivi hanno la tendenza a non esprimere apertamente i propri desideri e il loro dissenso, ma antepongono i bisogni altrui ai propri.
La caratteristica più evidente è l’incapacità di “dire di no” davanti a una richiesta, anche quando non si è d’accordo o non si ha voglia di fare ciò che a loro è richiesto.
Vi è mai capitato di trovarvi al ristorante con un cameriere che sbaglia ordinazione e vi porta un piatto invece che quello che avete richiesto? Se lo mangiate comunque, stando zitti, per evitare lamentele o discussioni, anche se non è quello che desideravate, ebbene state evidenziando un comportamento privo di assertività.
Molto spesso alla base di questo atteggiamento vi sono:
– paura dei conflitti ed evitamento delle discussioni
– scarsa fiducia in se stessi e nelle proprie abilità, che spinge a non volere attirare l’attenzione su di sé (autoesposizione)
– volontà di “far sempre bella figura” e ricerca continua dell’approvazione e dell’appoggio altrui
– elevata indecisione e incapacità di prendere scelte senza il supporto/coinvolgimento degli altri
– paura di sbagliare e di “fare una figuraccia” davanti a estranei
Quali sono i pensieri irrazionali dietro questi comportamenti passivi?
Molto spesso dietro a un comportamento passivo c’è una mancanza di autostima e la ricerca continua dell’approvazione altrui. Talvolta queste persone sono giudici severi di se stesse e temono che, sbagliando opinione, anche gli altri possano “giudicarli” male.
Spesso sono guidati dai seguenti pensieri:
“Se contraddico le persone, non mi apprezzeranno più o smetteranno di volermi bene”
“Se dico di “no” al partner, collega, ecc, penserà che io me ne frego e/o ci rimarrà male”
“Preferisco fare una cosa che non mi va, piuttosto che sentirmi in colpa con un amico o una persona a cui tengo”
“Se non dico la mia opinione e mi omologo agli altri, riduco i possibili rischi nelle relazioni”
“ Se nasce una discussione, mi agito e non so gestirla”
“Ho paura di essere rifiutato, se non faccio quello che mi chiedono o se sono in disaccordo”
Quali sono le conseguenze della passività?
Alla lunga non esprimere mai i propri bisogni porta ad accumulare uno stato di frustrazione e insoddisfazione. Tali atteggiamenti, inoltre, non rafforzano la nostra autostima. Non esprimere mai le nostre opinioni, inoltre, non ci fa conoscere davvero dagli altri, dal momento che stiamo nascondendo una parte, magari interessante, di noi.
COME ESSERE ASSERTIVI
Nessuno di noi è “assertivo” o “passivo” o del tutto “aggressivo”. I nostri comportamenti variano a seconda del contesto e della persona e situazione che ci troviamo ad affrontare. Un manager affermato può essere assertivo sul lavoro e poi dimostrare un comportamento passivo in famiglia, con i figli, la moglie o la madre a cui non sa dire di no.
Il comportamento assertivo è quello, quindi, di chi riesce a manifestare i propri bisogni e desideri, in maniera pacifica, serena ed equilibrata, senza prevaricare sulle esigenze e opinioni degli altri.
Nel caso dei comportamenti aggressivi è possibile lavorare in un percorso di counseling per:
– gestire al meglio rabbia ed emozioni
– lavorare sul rilassamento e la riduzione dello stress, con tecniche di rilassamento e consapevolezza corporea
– consapevolizzare quando, con che persone e in quali dinamiche scatta l’aggressività
– imparare a comunicare in maniera più equilibrata e rispettosa degli altri (tecniche “messaggio IO” o della “Comunicazione Non Violenta”)
Nel caso di comportamenti passivi si lavorerà su:
– confutazione di schemi e pensieri irrazionali
– rafforzamento dell’autostima
– role playing per “abituarsi” a tirare fuori la voce
Si tratta soltanto di esempi, che ovviamente sono discussi in sede di colloquio e personalizzati sulle specifiche esigenze individuali.
Per maggiori approfondimenti
Nanetti F. (2002), La forza di ritrovarsi. Assertività ed emozioni, Bologna, Edizioni Pendragon.
Valeria Salvai Professional Counselor
Valeria Salvai Professional Counselor riceve a Vigevano c/o il Centro Nonsoloyoga, Via E.Duse 3/B – 27029 Vigevano. Riceve anche a Milano in via Foppa angolo Viale Coni Zugna.
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